KUBO E LA SPADA MAGICA. (Kubo and the Two Strings - 2016)
(lungometraggio d'animazione)
Regia di: Travis Knight
Sceneggiatura di: Marc Haimes, Chris Butler
Storia di: Shannon Tindle, Marc Haimes
Prodotto da: Travis Knight, Arianne Sutner
Produzione: Laika Entertainment
Animazioni: Laika Entertainment
Edizione Italiana: Universal Pictures Italia
USCITA ITALIANA: 3 NOVEMBRE 2016
La nuova opera dei giovani studios d'animazione stop-motion fa scendere in campo come regista per la prima volta il gran capo Travis Knight, insieme ad una storia ambiziosa, che porta all'estremo quello che l'animazione a passo uno è in grado di fare, e dove devono intervenire gli effetti speciali generati al computer a dargli una mano.
La storia è ambientata in un Giappone feudale, terra di antiche tradizioni, samurai e magiche leggende. Qui ai margini di un piccolo villaggio vive Kubo insieme a sua madre, un giovane che ha acquisito il talento di famiglia nel manipolare gli origami per raccontare entusiasmanti storie a tutto il villaggio. Ma contro le parole della madre, un giorno non rientra in tempo prima del tramonto e questo fa si che un antico potere si manifesti e minacci quello che rimane della sua famiglia. Toccherà allora a Kubo intraprendere un viaggio alla ricerca di antichi manufatti appartenuti al padre, un maestro samurai, per sconfiggere chi gli da la caccia.
Bisogna lodare innanzitutto Laika per scegliere sempre storie e generi a cui altri studios non si avvicinano minimamente, tra horror, dark fantasy e drammi pur sempre conditi da momenti comici che controbilanciano l'umore generale. E proprio Kubo sembra racchiudere tutti questi generi, sullo sfondo di un Giappone d'altri tempi, con atmosfere magiche e personaggi fuori dal comune, cosa che alza ulteriormente l'asticella della complessità di realizzazione, al limite di quello che le animazioni stop-motion possono fare. La base del film ci presenta una storia emozionante, con personaggi a cui affezionarsi già dopo pochi minuti, con una stesura che scorre liscia lungo tutta la durata, con leggeri cali solo a metà, prima di riprendere ritmi più sostenuti che ci guideranno fino al finale.
L'inizio poi ci presenta lunghe scene con dialoghi ridotti quasi all'osso, in cui rimaniamo strabiliati dalle capacità espressive delle marionette. I personaggi principali sono comunque pochi ma ben caratterizzati, le centinaia di versioni di ogni singolo personaggio con ogni espressione facciale possible rendono da soli l'idea del lavoro che si nasconde dietro tutta la produzione. Le scene in cui compaiono più personaggi sono poche e rilegate agli interventi presso il piccolo villaggio. Oltre le premesse, Kubo è soprattutto una lunga avventura alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto e la sua stessa eredità, attraverso luoghi desolati e pericolosi che saranno fondamentali anche per la sua crescita interiore.
Un film che, alla fine, ben gestisce l'oltre ora e mezza della sua durata. Un ottimo titolo che riesce ad intrattenere un ampio pubblico, esclusi i più piccoli d'età prescolare come d'altronde tutti i titoli Laika. Una storia originale, profonda e con momenti divertenti, epica, con straordinari personaggi e ottime scene d'azione. Territori poco esplorati da altri studios di cui si sente veramente la mancanza, con animazioni che trasudano artigianato da ogni scena, lontano da quel mondo dominato dal computer troppo artefatto e omni presente oggi nel cinema d'animazione, qui in aiuto solo agli effetti speciali più complicati. Una produzione che qualcuno magari etichetterà come coraggiosa, pari ai precedenti film degli studios, perchè lodata dalla critica ma lontano dagli incassi che invoglierebbero altri artisti a seguirne le gesta. Di sicuro un opera che sarà ricordata a lungo, a differenza delle produzioni i cui interessi sono più che altro economici.
Appunto per la versione italiana: la scelta di un titolo che poco ha a che fare con l'originale idea degli studios, ovvero quelle "due stringhe" che hanno un significato molto profondo per il protagonista (a differenza della spada che è solo parte della storia).
. Fine dell'articolo.
Leggi...
(Kubo and the Two Strings - 2016)
(lungometraggio d'animazione)
Regia di:
Travis Knight
Sceneggiatura di:
Marc Haimes, Chris Butler
Storia di:
Shannon Tindle, Marc Haimes
Prodotto da:
Travis Knight, Arianne Sutner
Produzione:
Laika Entertainment
Animazioni:
Laika Entertainment
Edizione Italiana:
Universal Pictures Italia
USCITA ITALIANA: 3 NOVEMBRE 2016
La nuova opera dei giovani studios d'animazione stop-motion fa scendere in campo come regista per la prima volta il gran capo Travis Knight, insieme ad una storia ambiziosa, che porta all'estremo quello che l'animazione a passo uno è in grado di fare, e dove devono intervenire gli effetti speciali generati al computer a dargli una mano.
La storia è ambientata in un Giappone feudale, terra di antiche tradizioni, samurai e magiche leggende. Qui ai margini di un piccolo villaggio vive Kubo insieme a sua madre, un giovane che ha acquisito il talento di famiglia nel manipolare gli origami per raccontare entusiasmanti storie a tutto il villaggio. Ma contro le parole della madre, un giorno non rientra in tempo prima del tramonto e questo fa si che un antico potere si manifesti e minacci quello che rimane della sua famiglia. Toccherà allora a Kubo intraprendere un viaggio alla ricerca di antichi manufatti appartenuti al padre, un maestro samurai, per sconfiggere chi gli da la caccia.
Bisogna lodare innanzitutto Laika per scegliere sempre storie e generi a cui altri studios non si avvicinano minimamente, tra horror, dark fantasy e drammi pur sempre conditi da momenti comici che controbilanciano l'umore generale. E proprio Kubo sembra racchiudere tutti questi generi, sullo sfondo di un Giappone d'altri tempi, con atmosfere magiche e personaggi fuori dal comune, cosa che alza ulteriormente l'asticella della complessità di realizzazione, al limite di quello che le animazioni stop-motion possono fare. La base del film ci presenta una storia emozionante, con personaggi a cui affezionarsi già dopo pochi minuti, con una stesura che scorre liscia lungo tutta la durata, con leggeri cali solo a metà, prima di riprendere ritmi più sostenuti che ci guideranno fino al finale.
L'inizio poi ci presenta lunghe scene con dialoghi ridotti quasi all'osso, in cui rimaniamo strabiliati dalle capacità espressive delle marionette. I personaggi principali sono comunque pochi ma ben caratterizzati, le centinaia di versioni di ogni singolo personaggio con ogni espressione facciale possible rendono da soli l'idea del lavoro che si nasconde dietro tutta la produzione. Le scene in cui compaiono più personaggi sono poche e rilegate agli interventi presso il piccolo villaggio. Oltre le premesse, Kubo è soprattutto una lunga avventura alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto e la sua stessa eredità, attraverso luoghi desolati e pericolosi che saranno fondamentali anche per la sua crescita interiore.
Un film che, alla fine, ben gestisce l'oltre ora e mezza della sua durata. Un ottimo titolo che riesce ad intrattenere un ampio pubblico, esclusi i più piccoli d'età prescolare come d'altronde tutti i titoli Laika. Una storia originale, profonda e con momenti divertenti, epica, con straordinari personaggi e ottime scene d'azione. Territori poco esplorati da altri studios di cui si sente veramente la mancanza, con animazioni che trasudano artigianato da ogni scena, lontano da quel mondo dominato dal computer troppo artefatto e omni presente oggi nel cinema d'animazione, qui in aiuto solo agli effetti speciali più complicati. Una produzione che qualcuno magari etichetterà come coraggiosa, pari ai precedenti film degli studios, perchè lodata dalla critica ma lontano dagli incassi che invoglierebbero altri artisti a seguirne le gesta. Di sicuro un opera che sarà ricordata a lungo, a differenza delle produzioni i cui interessi sono più che altro economici.
Appunto per la versione italiana: la scelta di un titolo che poco ha a che fare con l'originale idea degli studios, ovvero quelle "due stringhe" che hanno un significato molto profondo per il protagonista (a differenza della spada che è solo parte della storia).